COPPA UEFA 1996/97: LA GRANDE CAVALCATA DAL TRISTE EPILOGO

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L’Inter accedette alla Coppa Uefa ‘96-’97 in maniera a dir poco rocambolesca. Infatti, secondo la classifica finale della Serie A 1996 il Milan era qualificato direttamente alla Champions League mentre a Juve, Lazio, Fiorentina e Roma spettava la Uefa. Tuttavia due eventi fortunosi mutarono loro scenario. La Fiorentina vincendo la Coppa Italia guadagnò la qualificazione alla Coppa delle Coppe regalando il pass europeo alla sesta classificata(il Parma) mentre la Juve vincendo la sua prima Champions a Roma contro l’Ajax conquistò il diritto a partecipare anche l’anno seguente alla massima competizione calcistica continentale permettendo all’Inter(settima classificata) di prendere parte all’ex Coppa delle Fiere.

Ai nastri di partenza l’Inter, assieme al Bayern Monaco detentore, era sicuramente la squadra più blasonata soprattutto alla luce dei due trofei alzati contro Roma(5 anni prima) e Salisburgo(2 anni prima). La rosa a disposizione di mister Hodgson è competitiva per l’avventura europea ma globalmente non di primissimo piano: punti di forza i neoacquisti Djorkaeff e Zamorano affiancati dagli ottimi Zanetti, Ince, Ganz e Pagliuca. In regia giostrava l’altalenante Sforza affiancato dal guerriero inglese, difesa non irresistibile con i vari Fresi, Paganin, Pistone,Angloma e Galante che ruotavamo intorno al capitano(Lo Zio). Tra le 64 squadre in gara spiccavano altre compagini di rilievo come l’Arsenal di Vieira, Bergkamp, Wright e Platt o il Valencia già con la base del miracoloso biennio di Cuper. Da segnalare anche la Lazio di Nesta, Nedved e Signori e il Parma di Thuram, Buffon, Cannavaro, Crespo e Chiesa senza dimenticare il Bayern di Mattheus, Klinsmann, Kahn, Basler e l’italiano Rizzitelli e il Monaco di Barthez, Sonny Anderson, Petit, Henry, Trezeguet.

Il sorteggio dei trentaduesimi di finale è discreto: Hodgson pesca il Guingump proveniente dall’Intertoto. La gara d’andata nel piccolo impianto transalpino non ha storia: secco 0-3. Ganz apre le danze sfruttando in velocità l’incertezza del centrale difensivo avversario per poi battere il portiere con un maligno tunnel, raddoppia Djorkaeff su rigore e chiude Sforza con un tiro da fuori deviato. Il ritorno a San Siro è una pura formalità che si conclude con un insignificante 1-1 grazie alle marcature di Marco Branca in apertura e Wreh nel finale. Nelle fila del Guingamp si segnala un vivace e tecnico Vincent Candela. Il primo turno regala grandi sorprese con le clamorose eliminazioni di Arsenal e Parma per mano di Borussia Moenchegladbach e Vitoria Guimaraes. Ma la sorpresa principe arriva dall’Olympiastadion dove il Bayern del Trap campione in carica non riesce a ribaltare il netto 0-3 del Mestalla di Valencia.

I sedicesimi portano in dote il confronto con gli austriaci del Casino Graz che si riveleranno sorprendentemente ostici. Nei primi 90 minuti a Milano bisogna aspettare la fase finale per sbloccare il risultato grazie ad Angloma che con un colpo di testa perentorio infila un giovanissimo Manninger. In terra austriaca Hodgson azzarda lasciando in panchina Youri Djorkaeff e la partita si mette male: subiamo il vantaggio locale dal dischetto e rischiamo addirittura l’eliminazione con Sforza che salva sulla linea di porta nel finale. Il doppio confronto si trascina fino ai calci di rigori non senza regalare altri patemi ai nerazzurri lasciati in dieci dal secondo giallo ai danni di Ince. Dagli 11 metri l’Inter li segna tutti(Zamorano, Djorkaeff, Berti, Pistone, Fresi) e risulta decisiva la parata di Pagliuca su Dampfhofer. Il sogno continua e si rafforza anche perché un’altra grande protagonista esce di scena: la Lazio di Zeman annichilita da uno storico 5-3 del Tenerife. La Roma si inchina ai colpi dell’ex Thomas Hassler e del Khalsrue. Resta in corsa una sola italiana, peggior risultato dal 1979-80.

Per gli ottavi ci tocca l’agevole Boavista. I portoghesi (li ricorderete per la maglia stile Nazionale Piloti) vengono strapazzati sia in trasferta che a domicilio con un umiliante aggregate di 7-1. A Milano i lusitani vengono impallinati senza troppa difficoltà dai colpi di Sforza (punizione verso il centro dell’area non toccata da nessuno che si insacca e gol di rapina dopo la ribattuta del difensore avversario), di Angloma(gol rocambolesco sugli sviluppi di un corner) e di Ganz (piatto facile facile su assist di Zanetti e punizione mancina dai 30 metri, deviata). Gol della bandiera di Jimmy sul momentaneo 4-0. Due settimane dopo in Portogallo ci pensano Djorkaeff ed Ince(migliore in campo). L’Inter entra tra le prime otto e inizia a capire di avere ottime chance per la vittoria finale.

Nei quarti di finale l’accoppiamento con l’Anderlecht è impegnativo. La gara d’andata è una sofferenza lunga 90 minuti. Gli uomini di Hodgson vanno in affanno contro la mediana di qualità dei belgi con Walem, Selymes, Baseggio e Versavel. Proprio quest’ultimo sigla il meritato vantaggio belga con un fantastico tiro al volo dalla lunetta dell’area di rigore. Il gol dei padroni di casa viene impattato al 75simo da un rete tutta da raccontare. Zanetti prova la percussione e poi ‘scucchiaia’ per Branca che tenta una spettacolare rovesciata, il portiere non trattiene e Ganz insacca da vero rapace d’area di rigore. Gol pesantissimo in chiave qualificazione. A San Siro altro match duro ed equilibrato. In apertura Ganz buca l’incerto De Vlieger con un colpo di testa nell’area piccola. Il ghanese Preko mette a posto i conti alla mezz’ora. L’Inter sfonda grazie allo splendido cross di Zanetti che imbecca perfettamente il tuffo di Ganz. L’Inter è in paradiso, c’è solo un ultimo ostacolo prima della finale.

L’urna di Ginevra regala l’affascinante sfida col Monaco, squadra solida, un mix di giocatori affermati(in primis il cecchino Sonny Anderson) e ricca di giovani talenti che solo un anno dopo si laureeranno campioni del mondo. I francesi sono tranquilli, la Ligue 1 è ormai in cassaforte mentre l’Inter è impegnata nella durissima rincorsa al posto Champions occupato dal Parma. L’andata si gioca in un San Siro infuocato(in ogni senso) e l’Inter offre una prestazione maiuscola, da ricordare. Il primo tempo nerazzurro annichilisce i monegaschi: Zanetti,Ince e Sforza dominano il centrocampo per quantità e qualità sopperendo al blocco ad uomo di Djetou su Djorkaeff. Al 17simo da una furbata di capitan futuro nasce il vantaggio: l’argentino batte velocemente una punizione e un fulmineo Ganz si allarga, evitando Blondeau, e buca Barthez sul palo lontano. Il raddoppio è ovvia conseguenza della mole di gioco sviluppata dall’Inter: Ganz brucia la macchinosa retroguardia francese e trafigge un incerto Barthez che inspiegabilmente non esce dai pali. El segna semper lu piazza l’ottava realizzazione europea, terza tripletta, sarà capocannoniere della competizione. Il Monaco si sbilancia cercando di recuperare il passivo e porge il lato al contropiede avversario. Ancora Ganz fugge via e serve Zamorano che in spaccata chiude un primo tempo indimenticabile(3-0). La ripresa si apre con l’espulsione di Grimandi, reo di una violenta manata a Fresi. La partita sembra finita ma paradossalmente gli uomini di Tigana reagiscono e l’Inter inizia ad indietreggiare. Pagliuca ci mette in guantoni in più occasioni e capitola solo al 71° al gol del nigeriano Ikpeba Nosa. La gara si conclude 3-1, qualificazione tutta da conquistare. Migliore in campo Ganz, grandissime prove di Pagliuca e Zanetti. A fine gara Hodgson sbotta contro il pubblico “Non capisco i fischi del secondo tempo, non meritavano un trattamento simile ma qui succede sempre così, è dura avere soddisfazioni”. Il ritorno nel Principato è durissimo. Hodgson rilancia gli stessi 11 dell’andata ma è sofferenza per i nerazzurri. Djorkaeff, in diffida, si becca un giallo per una plateale simulazione. Ince e Pagliuca litigano in campo, la tensione è a mille. Poi due reti annullate giustamente ai padroni di casa,la seconda in maniera beffarda: Henry segna il leggero fuorigioco esulta alla stragrande con tutto lo stadio e dopo circa 30 secondi l’arbitro richiama l’attenzione per annullare il gol. Il vantaggio arriva grazie ad Ikpeba al 64simo, in realtà anche questo gol sarebbe da invalidare visto l’evidente passaggio di braccio di Scifo. Ben 6 minuti di recupero e  forcing finale con Barthez che sfiora il gol qualificazione e finisce il lacrime(immagine che anni dopo provoca moderato godimento). Pagliuca sfodera una prestazione da gigante assoluto. L’Inter torna in finale di Uefa dopo tre edizioni, la terza finale in 7 anni.  L’avversaria sarà lo Schalke 04 sbarazzatosi solo ai tempi supplementari della sorpresissima Tenerife.

Schalke 04-Internazionale è l’ultima finale di Coppa Uefa con la doppia sfida, dal 1997-98 si passerà alla finale unica. L’Inter non ci arriva nelle migliori condizioni: Hodgson aveva schierato la migliore formazione il sabato precedente la finale ma la testa era al Gelsenkirchen e il Vicenza aveva sbancato San Siro (0-1). Il Parma e il preliminare di Champions si allontanavano inesorabilmente. I tedeschi invece, dopo una cavalcata europea fortunosa e rocambolesca, ci arrivano freschi e concentrati non avendo alcun obiettivo in Bundensliga(persi nel limbo di metà classifica). Hodgson, privo degli squalificati Angloma,Djorkaeff e Ince, opta per un inspiegabile 5-3-2: Pagliuca; Bergomi Paganin Fresi Galante Pistone; Zanetti Sforza Winter; Ganz Zamorano. Lo Schalke risponde con un 3-5-1-1 in cui spiccano il belga Wilmots e il futuro portiere del Milan Jens Lehmann. L’Inter è nettamente favorita per la conquista della sua terza Coppa Uefa. Tuttavia la squadra milanese non ingrana e soffre l’acume tattico tedesco e la mobilità dei giocatori offensivi (su tutti Nemec, il Di Livio di Repubblica Ceca)ma l’assenza di punte di ruolo rende i padroni di casa poco incisivi. Ganz a fine primo tempo prova ad infilare sul primo palo un  Lehmann stranamente reattivo. Al 70° lo Schalke recupera palla su errore in uscita di Galante, Wilmots raccoglie palla, avanza indisturbato e trafigge Pagliuca dai 25 metri con un secco destro. Il tecnico inglese prova a correre ai ripari inserendo Berti per Fresi ma l’assenza del trequartista franco-armeno è troppo pesante. La gara si conclude con il minimo vantaggio teutonico, per il ritorno c’è grande fiducia. A San Siro c’è chiaramente il pubblico delle grandi occasioni ma i tedeschi sono appoggiati da una nutrita e rumorosa rappresentanza di 10mila tifosi vogliosi del primo trofeo europeo della loro storia. Hodgson ritrova la formazione ideale grazie ai rientri di Ince e Djorkaeff. L’Inter schiera nel suo 4-3-1-2  Pagliuca; Bergomi Fresi Paganin Pistone; Zanetti Sforza Ince; Djorkaeff; Zamorano Ganz. Il tecnico dei tedeschi Stevens ripropone 10/11 dell’andata con una punta di ruolo in più(Max) e un trequartista in meno (Anderbrugge). Lo Schalke serra le fila e nel primo tempo l’Inter non trova sbocchi. Il centrocampo non riesce a dare la solita vivacità mentre gli attaccanti soffrono le marcature strette di una difesa sapientemente guidata dall’esperto libero Olaf Thon. Nella ripresa il canovaccio della gara non cambia. Hodgson prova a dare la scossa inserendo Angloma per Bergomi e Winter per uno spento Sforza. La scintilla scocca all’85simo: fallo laterale di Pistone, spizzata di Ince e gol impossibile di Ivan Zamorano che in spaccata acrobatica anticipa il difensore e con la punta del destro, dal vertice dell’area piccola (col corpo rivolto verso la linea laterale del campo), infila il pallone tra il palo e Lehmann. Si va ai supplementari. Lo Schalke ha paura, l’Inter finalmente si scrolla di dosso la tensione e preme. Zamorano imbecca splendidamente Ganz che al volo scavalca il portiere avversario ma la sfera si stampa sulla traversa e per questione di centimetri Djorkaeff non trova il tap-in vincente. Al 120simo, in vista dei rigori, Hodgson sostituisce Zanetti con Berti suscitando la rabbiosa reazione del n.4 argentino. I due quasi arrivano alle mani e vengono divisi dagli altri componenti della panchina. Il pubblico rumoreggia non gradendo l’esito di un doppio match che vedeva l’Inter nettamente favorita. Dal dischetto la dea bendata volta le spalle all’Inter. Anderbrugge GOL, Zamorano PARATO, Thon GOL, Djorkaeff GOL, Max GOL, Winter FUORI, Wiltmots GOL. Finisce 1-4 dagli undici metri. San Siro manifesta tutta la sua delusione e a fine gara Hodgson rassegnerà le sue dimissioni affermando “Con questo pubblico non posso fare altrimenti”. Zanetti trova la lucidità e il buon senso per andare a chiedere pubblicamente scusa al tecnico britannico abbracciandolo sotto gli occhi di Facchetti. Dopo il trionfo del Bayern Monaco la Coppa Uefa resta in Germania, l’Inter piange per una sconfitta inaspettata ed amarissima. Nelle ultime due giornate di Serie A sulla panchina nerazzurra sedette Castellini.

14 thoughts on “COPPA UEFA 1996/97: LA GRANDE CAVALCATA DAL TRISTE EPILOGO

  1. WOW… letto tutto d’un fiato! Che ricordi… in verità un po’ tristi… ma oggi è giornata radiosa… nulla può offuscarla… neanche una finale internazionale persa 😉

  2. Wow! gran post emilio! Ricordavo solo la gran tristezza dopo la finale, non tutta la cavalcata!
    Comunque è stato un gran preludio della coppa uefa dell’anno dopo!
    E’ stato più gustoso vincerla facendo ciao ciao con la manina allo shalke!

  3. Quell’anno stavo facendo il servizio militare, quindi alcune partite non avendole viste non le ricordo proprio, altre vagamente visto che le ho sentite solo per radio.
    La finale di ritorno è stata un incubo. Dopo aver visto i 90′ regolamentari è arrivata l’ora della ritirata. Ho seguito parte dei supplementari e tutti i rigori per radio, dentro la branda. Ai nostri errori i napoletani che avevo in camerata esultavano. Al gol vittoria dei tedeschi sono usciti dalle brande per fare i “caroselli”.
    Li è partita dal cuore la mia maledizione: “il Napoliretrocederà”. Andate a vedere che fine fecero gli anni successivi…

  4. snIS
    a proposito di militare
    dicembre 66 sulla tradotta da cuneo a vipiteno 2 gol di mazzandro al vasas

    siamo cresciuti senza paturnie
    NOI

  5. Bel pezzo Emilio!
    Il 96-97 è stato l’ultimo anno calcistico del mio personale medioevo, in quanto pochi anni dopo l’esordio da tifoso nell’annata dei record (a 5-6 anni) del calcio mi informavo di tanto in tanto, sapevo giusto pochi nomi della nostra squadra. Sapevo però che ci allenava un buffo inglese minchionato alla grande dalla Gialappa’s e da Aldo Giovanni e Giacomo… Mi risparmiai sta delusione insomma. L’unico altro ricordo calcistico di quell’anno per me è la scritta su un muro, un sabato pomeriggio, e mio padre che inizia ad inveire contro “questi stronzi che godono delle disgrazie altrui”. E io che ingenuamente chiedo “ma perché ringraziano il Borussia? Che cos’è?”.
    Dall’estate successiva entrai nel tunnel senza possibilità di recupero, grazie a Ronaldo e a quell’ebete di Rampulla, conosciuto e subito preso in antipatia in vacanza. 😉

  6. A me rimarrà sempre impressa la scritta su un muro del mio paesino “Grazie Schalke”. C’è ancora. E ci ripassai anche la sera del 22 maggio 2010. Me la gustai per qualche secondo immaginando i loro fegati.

  7. No Andrea, venni per lottavo Inter-Bayern 0-1. Stavamo organizzando un super ponte per vedere derby e schalke in 3 giorni, per fortuna saltò tutto 🙂

  8. beh io da adolescente alla vista del sangue mi fermai

    il problema era mio nonno

    (da un uomo che ha fatto castellammare di stabia-vienna in 128 per vedere la vittoria sul r.madrid) il sangue non è bastato, il drappello della sbirraglia si 😉

  9. io invece lo sorbita dal 1 verde, quando vidi da dietro la porta il golaco di Deki ero trance

    il meglio lo abbiamo dato dopo al ristorante, vero Sarasuccio? %$&%$/&£$&/£$&/

  10. c’ero, così come l’anno dopo a Parigi. era pieno di tedeschi, a dire il vero corretti. Ma lo Scheisse 04 mi è sempre stato sul culo, da vero simpatizzante del Borussia Dortmund, con cui la rivalità è acerrima

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