L’avventura europea del ’97 prese le mosse da un obiettivo molto chiaro: vendicare e cancellare il trofeo clamorosamente sfuggito nella precedente stagione nella finale casalinga contro lo Schalke04. L’organico plasmato da Mazzola e Moratti per il nuovo allenatore Gigi Simoni aveva tutte le carte in regola per andare fino in fondo. La difesa fu puntellata con gli acquisti di Sartor, Colonnese e West. In mediana gli arrivi di Cauet, Ze’ Elias, Simeone promettevano di non far rimpiangere gli addii di Ince e Sforza. Moriero rappresentò la scommessa, l’ala capace di dare soluzioni diverse. In attacco il terzetto delle meraviglie europee Ganz-Djorkaeff-Zamorano veniva integrato dai giovani Kanu e Recoba e dal colpo del decennio: Luiz Nazario da Lima Ronaldo, il giocatore più forte e divertente al mondo. Le compagini più accreditate a contendere la conquista del trofeo erano Lazio, Arsenal, Ajax, Atletico Madrid(di Sacchi e Vieri) e Liverpool. Outsider Schalke04 e Deportivo La Coruna.
A 15 anni di distanza ricordo nitidamente gli emozionanti martedì sera su RaiUno con la telecronaca di Bruno Pizzul. Ogni partita era l’occasione giusta per godersi lo spettacolo nelle spettacolo: Ronaldo con i suoi dribbling funambolici ma mai fine a sé stessi, con la sua velocità abbagliante, con la sua potenza travolgente, con quella fantastica divisa dalle strisce orizzontali e lo stemma dell’Inter sullo sfondo.
I trentaduesimi di finale sono poco più di una formalità. Gli svizzeri del Neuchatel Xamax vengono spazzati via da un doppio 2-0. All’andata passiamo con un tap-in di Ronaldo e un tiro da fuori (deviato) di Ze’ Elias. Al ritorno Checco Moriero indovina una fantastica rovesciata che si insacca all’incrocio dei pali (replicherà qualche settimana dopo in un Italia-Paraguay 1-0, giocata a Parma). Infine sventagliata di Ronaldo, sponda di prima di Winter e Ganz chiude i conti bucando, con tanto di tunnel, il portiere elvetico. Intanto l’Arsenal, come nell’anno precedente, fallisce al primo turno.
Nel turno successivo l’urna di Ginevra non fu altrettanto benevola: arriva il Lione. La prima partita, a San Siro, è particolarmente sfortunata e i transalpini riescono a portare a casa un pesantissimo 1-2. Sartor coglie un clamoroso incrocio con un missile dai 25 metri e poco dopo Giuly batte Pagliuca. Nella ripresa Ganz, imbeccato dal solito Djorkaeff, pareggia. Il finale è amaro: Caveglia trasforma dagli undici metri complicando il cammino nerazzurro. Agli uomini di Simoni serve la grande impresa allo Stade de Gerland. L’Inter, schierata con Moriero e Djorkaeff a supporto di Ronaldo, inizia subito a macinare gioco ed occasioni da gol. Il vantaggio è firmato da uno straripante Moriero, abile a sfruttare un batti-e-ribatti su calcio piazzato del n.10 brasiliano. Ad inizio ripresa l’Inter ha gli occhi della tigre. Pronti via e Cauet buca Coupet dopo un lavoro di grande qualità di Djorkaeff. Malauguratamente i padroni di casa rientrano in partita pareggiando il risultato dell’andata grazie al centrale di difesa Bak. Ma in nerazzurri non ci stanno e caricano a testa bassa. Ze’ Elias si fa spazio a limite dell’aria e sferra un sinistro che si schianta sul palo, a rimorchio arriva ancora Moriero: 3-1! Al Lione servono 2 gol per passare. Pagliuca disinnesca i tentativi di Giuly e Kanoute. L’Inter tiene e mette a segno la prima grande impresa europea della stagione.
Gli ottavi di finale riservano ancora una compagine francese: lo Strasburgo, sicuramente inferiore al Lione ma comunque capace di mandare a casa il Liverpool nel turno precedente. Il primo match si gioca Oltralpe ed è durissimo. Lo Strasburgo va avanti di due reti nel primo quarto di gara grazie ad un gol in mischia di Baticle e ad una bomba su punizione da 30 metri di Ismael. Poi si apre una vera mattanza. I padroni di casa picchiano forte e usufruiscono di stupefacenti decisioni arbitrali con un gol inspiegabilmente annullato a Simeone, in posizione ampiamente regolare. Tra le fila francesi si segnala un promettente Olivier Dacourt. La partita di San Siro non regala un’altra serata fortuna allo Strasburgo. L’Inter pialla letteralmente l’avversario dal primo all’ultimo minuto sbagliando una quantità infinita di gol. Dopo una manciata di minuti Djorkaeff si procura un rigore. Ronaldo tira debolmente trovando la parata del portiere Vencel (in serata di grazia assoluta). Il Fenomeno si rifà in pochi minuti: punizione sui 30 metri, appoggio del trequartista francese, palla allungata con un tocco di suola e rasoterra incrociato di rara precisione. Galante, Djorkaeff, Ronaldo e Simeone sbattono sull’estremo portiere slovacco. Nella ripresa l’uragano nerazzurro completa la rimonta con i gol di Zanetti (al volo dal limite d’area) e Simeone (elegante dribbling in palleggio e sinistro incrociato). La squadra di Simoni, in superiorità numerica dopo l’espulsione di Dagon, continua a non concretizzare l’enorme mole di gioco prodotta sprecando l’impossibile. Finisce 3-0, altra grande impresa. Si va ai quarti.
Il destino ci offre la grande possibilità di vendetta: tocca allo Schalke04. I tedeschi nell’andata di San Siro riescono a limitare i danni alla fine di una gara di sofferenza. Al quarto d’ora sblocca Ronaldo, in una delle partite meglio giocate con la maglia nerazzurra. Il brasiliano sfrutta un appoggio a limite dell’area, brucia con velocità imbarazzante la difesa teutonica e piega le mani di Lehmann con un secco sinistro. Ronaldo fa letteralmente ammattire gli avversari che non possono fare altro che falciarlo a ripetizione. Il 4-4-1-1 di Simoni tiene bene il campo senza correre mai rischi. Ronaldo sfiora due volte il raddoppio (entrambe di testa!). Poco dopo, il numero, il trick(chiamatelo come volete) più bello che abbia mai visto. Assurdo pensare di fare un giochetto simile, folle pensare di poterlo spiegare. Parola alle immagini: http://www.youtube.com/watch?v=h7Qf5eGdUZs. L’arbitro indegnamente non decreta il rigore. Il finale è 1-0, c’è da stare in guardia nella trasferta di Gelsekirchen. Il return match scivola via senza troppi sussulti, poi al 93’ il belga Goossens(proveniente dal Genoa) indovina una parabola bellissima che si insacca all’incrocio. Per i nerazzurri oltre che con i supplementari, c’è da fare i conti anche con i vecchi fantasmi. Nell’extra-time l’Inter ritrova il bandolo della matassa e fa piangere i tedeschi. Cauet dalla destra pennella una punizione sulle treccine di Taribo West che firma l’1-1 finale. Lazio, Atletico Madrid, Spartak completano il quartetto di semifinaliste.
Tra l’Inter e la finalissima di Parigi c’è solo lo Spartak Mosca, squadra solida, un giusto mix di vecchi e giovani di talento capace di sbarazzarsi del blasonato Ajax nei quarti di finale. La partita è una delle più sfortunate che io ricordi: finisce con 33 tiri a 2 ma solo 2 gol ad 1 per l’Inter. Simoni osa con il tridente Zamorano-Djorkaeff-Ronaldo e la sua mossa intimorisce i russi. Un primo tempo stregato si chiude con lo stacco imperioso di Zamorano che spedisce la palla all’incrocio superando l’estremo difensore Filimonov. Ad inizio ripresa arriva la doccia fredda: Alenitchev finta ed entra in area, senza la necessaria opposizione, e con un esterno destro rimette la gara in equilibrio. Grande beffa. Gli sforzi nerazzurri vengono ricompensati in prossimità del 90simo da un gol rocambolesco del brasiliano Ze’ Elias. Due settimana dopo a Mosca sarà grande battaglia. Su un pantano ai limiti della praticabilità ed esteticamente indecente si svolge una sfida epica. In partenza Tikhonov scherza la difesa nerazzurra e spara sotto la traversa da posizione angolata. 1-0. L’Inter con questo risultato è fuori. La gara a tratti sembra più una lotta greco-romana, i nostri tecnici attaccanti risentono della pesantezza del terreno di gioco. Poi un abulico Ronaldo cambia marcia facendo aumentare la convinzione dell’Inter. In chiusura di tempo il Fenomeno, da insolito rapace dell’area, sfrutta un rimpallo e buca Filimonov: 1-1. I russi nella ripresa non riescono a rimettersi in partita, l’Inter gestisce le operazioni a centrocampo e punge con Ronaldo. La classe mista a potenza del brasiliano vince la sfida con un campo impossibile: sguscia via tra le maglie sovietiche, dribbla anche il portiere e deposita in rete. 1-2! L’Inter è in finale di Uefa per la quarta volta in 7 anni. L’atto finale prevede uno scontro tutto italiano con la Lazio di Eriksson uscita vittoriosa da 180 minuti serrati contro l’Atletico Madrid. Il calcio italiano conquista così la settima Coppa Uefa in 10 anni più due secondi posti (Torino e Inter). Come se non bastasse è il terzo derby in finale nella stessa decade dopo Parma-Juve del ‘95 e Roma-Inter del ‘91.
Il 6 maggio 1998 al Parco dei Principi c’è l’atmosfera delle grandi occasioni. I due team italiani annoverano tra le loro fila diversi campioni di levatura mondiale. I pronostici sono equilibrati. L’Inter è avanti ai capitolini in campionato ma gli scontri diretti hanno mostrato una Lazio migliore. I ragazzi di Cragnotti vengono, inoltre, da una fantastica rimonta ai danni del Milan valsa la conquista della Coppa Italia solo 7 giorni prima. Simoni opta per un atipico 4-4-2 con Pagliuca, Colonnese, West, Fresi, Zanetti, Winter, Djorkeff; Ze’ Elias, Simeone, Zamorano, Ronaldo lasciando fuori Moriero, uno dei grandi protagonisti europei. Eriksson risponde con uno schema speculare: Marchegiani, Grandoni, Negro, Nesta, Favalli, Fuser, Jugovic, Venturin, Nedved, Casiraghi, Mancini. Come spesso accaduto nella gestione Simoni l’Inter parte a spron battuto. Simeone pesca Zamorano in profondità, il cileno non si lascia pregare e con un collo destro infila Marchegiani. La Lazio va in confusione, i nerazzurri brillano per qualità e coesione. A metà primo tempo Ronaldo prova uno strepitoso esterno destro che si schianta sulla traversa a Marchegiani ampiamente battuto. Nella ripresa la Lazio spinge e porge il lato alle ripartenze nerazzurre. Ancora il palo dice no all’Inter su tiro di Zamorano. La Lazio si scioglie. Zanetti raccoglie una sponda aerea di Zamorano e dal limite dell’area centra il sette con un indimenticabile destro al volo. 2-0. Sale in cattedra uno straripante Ronaldo che offre un saggio di tutto il repertorio nella sua migliore prestazione in maglia nerazzurra. E’ un susseguirsi di dribbling, giochetti di prestigio e scatti fulminanti che fanno impazzire la Lazio. Nesta passa la peggiore notte della sua carriera. http://www.youtube.com/watch?v=5iIsbikFOQw (gustatevi 4 minuti di divertimento assoluto).
Simoni inserisce Moriero per Djorkeff e due minuti dopo l’ex romanista imbecca Ronaldo sul filo del fuorigioco. Il resto è storia. Doppi passi fulminei che disorientano Marchegiani e palla in fondo al sacco. E’ vero trionfo. Cauet e Sartor rilevano Zamorano e Winter. La squadra di Eriksson si sfalda. I cartellini rossi per West e Almeyda non cambiano la sostanza. Può iniziare la festa. 32 anni dopo un Moratti torna a vincere in Europa.